nella bellezza

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domenica 28 giugno 2015

Il castello dietro l'angolo

Fino alla metà degli anni '60 il quartiere in cui vivo da quasi quarant'anni era una distesa di prati e campi coltivati per lo più a granturco. I pastori vi transitavano con le greggi  quando scendevano dagli alpeggi e le attività agricole facevano riferimento ad una di quelle grandi cascine tipiche della Lombardia, in cui le famiglie contadine tramandavano da secoli il mestiere da una generazione all'altra.



Poi si verificò un notevole sviluppo urbanistico e il quartiere si riempì gradualmente di villette e di giardini, fortunatamente in maniera ordinata e armonica, nel rispetto del verde e degli spazi comuni, dove le nuove generazioni sono cresciute con serenità, condividendo con i coetanei la scuola, le attività sportive e il tempo libero.
La grande cascina che da secoli dava il nome al quartiere , "La Marigolda", continuò ad essere il suo punto di riferimento ma subì un'importante metamorfosi e diventò, o meglio, tornò ad essere il castello della Marigolda.




Occorre dire che un po' ovunque e in tempi relativamente recenti è nato un nuovo interesse per il territorio, per la sua storia, i suoi "tesori", le sue tradizioni, e questo sguardo al passato ci ha permesso di rivalutare e apprezzare luoghi, edifici, a volte anche vere e proprie opere d'arte, destinate diversamente a sparire nell'indifferenza dei più.




 Il confine occidentale del quartiere dove sorge il Castello , a seguito dell'erosione del terreno da parte del fiume Brembo e del torrente Quisa, presenta un serie di terrazzi a gradinata degradanti verso il fondovalle e questa posizione sopraelevata ha conferito fin dalla sua origine all'edificio una funzione di controllo.

 Nonostante l'origine del suo nome sia incerta (qualcuno lo fa risalire alla famiglia Marigoldo vissuta in base alle cronache nel XIII secolo, altri addirittura a un nome femminile Longobardo, Marigolda o Mariguilda, in uso nell'VIII secolo) non ci sono dubbi sulla sua funzione difensiva strategica, all'epoca delle rivalità tra Guelfi e Ghibellini, soprattutto se si considera che proprio in prossimità del castello il fiume Brembo era facilmente guadabile.




 Più tardi il nucleo fortilizio, costruito con fini di difesa e controllo fu ampliato con alcuni insediamenti residenziali ed agricoli ed entrò a far parte dei vasti possedimenti della famiglia Mozzi.
Ma il massimo splendore del castello si colloca nella prima metà del Cinquecento, quando fu acquistato dall'illustre letterato e diplomatico Pietro Spino, che lo trasformò in una villa patrizia di campagna dove si incontravano personaggi come Pietro Bembo, Torquato Tasso e Giambattista Moroni.















La conformazione terrazzata del terreno favoriva la coltivazione dell vite che fu praticata anche nei secoli successivi quando, dal XVII al XX secolo, il castello divenne proprietà dei Conti Mapelli che lo utilizzarono prima per l'allevamento dei bachi da seta e successivamente per attività esclusivamente di natura agricola.

Dal 1959 il castello è di proprietà della famiglia Porta-Giussani che si è adoperata per ridare lustro al castello, trasformandolo in una location per mostre, eventi e pranzi di nozze.









 Se non fosse per uno scomodo condominio che ci divide, potrei vedere ogni giorno il castello dalle finestre delle mia casa , ma bastano comunque quattro passi per ammirarlo nella sua austera e familiare bellezza.







giovedì 25 giugno 2015

The Garden of Cosmic Speculation

Di tanto in tanto Dindi e io ci concediamo all'ora di pranzo una piccola fuga dai rispettivi impegni domestici e lavorativi, giusto quel paio d'ore per raccontarci davanti ad una pizza o a un risotto le piccole quotidiane storie di famiglia, ricordare quelle passate o imbastire qualche progetto futuro, ma soprattutto per parlare della nostra "creatura", il blog : spunti, idee, progetti, cose così.

E' così che è nato questo post : un nome citato in una rivista nella sala d'attesa del pediatra e la curiosità, a fare il suo ineluttabile corso.
Chi ci segue sa quanto mi piacciano i giardini, e quanti ne ho raccontati, ma quello che mostrerò oggi è veramente ai limiti della fantasia.

Siamo in Scozia, nei borders. E' qui che si trova il Garden of Cosmic speculation, un giardino di 12 ettari ispirato dalla scienza e dalla matematica, creato dall'architetto paesaggista e teorico Charles Jencks nella sua residenza, Portrack House, un edificio costruito nel XVIII secolo.

Nel giardino non abbondano le piante, bensì formule matematiche e fenomeni scientifici in un contesto che combina i tratti tipici della natura con curve e simmetrie artificiali.
"Si potrebbe dire che questo è un giardino che usa la natura per celebrare la natura, sia intellettualmente che attraverso i sensi, compreso il senso dell'umorismo ...: una cascata d'acqua che scorre su una scalinata ripercorre la storia dell'universo, una terrazza mostra la distorsione dello spazio e del tempo creata dal "buco nero", la "Quark Walk" conduce i visitatori verso le particelle più piccole della materia, e una serie di volumi e laghi che richiamano la fractal geometry." Ce n'è abbastanza per farmi girare la testa... o, se preferite,  un'opportunità per confrontarmi con la mia infinita ignoranza! Mi astengo da giudizi e commenti e passo direttamente alle immagini che  sono più efficaci:

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 Il giardino è privato ma una volta all'anno è aperto al pubblico per raccogliere fondi, attraverso lo Scotland's Gardens Scheme, a favore dei Maggie's Centres, una fondazione benefica per la cura del cancro, dedicata a Maggie Keswick Jencks, la moglie di Charles Jencks.




















domenica 7 giugno 2015

Little Sparta

Se il Garden of Cosmic Speculation  rappresenta la celebrazione della matematica e della scienza attraverso la natura, Little Sparta rappresenta la celebrazione della poesia, della letteratura e della storia con un linguaggio altrettanto originale.
Anche questo giardino si trova in Scozia, non lontano da Edimburgo, ed è stato creato dall'artista e poeta Ian Hamilton Finlay e da sua moglie Sue.




 Nato originariamente nel 1966 con il nome di Stonypath, questo giardino arcadico fu ribattezzato nel 1983 dal suo ideatore con il nome di Little Sparta, in contrapposizione all'appellativo di Atene del Nord attribuito alla città di Edimburgo, giocando sull'antica rivalità tra le città greche di Atene e Sparta. Finley vi abitò fino a poco prima della sua morte nel 2006.











 Negli oltre 23 anni di collaborazione Ian e Sue hanno fatto di Little Sparta una "composizione" conosciuta e apprezzata a livello internazionale, combinando esperimenti d'avanguardia con la genialità e l'inventiva scozzese e con la tradizione classica del giardino all'inglese. 















 Il concetto chiave di Ian su cui si fonda Little Sparta era quello di creare un poema-giardino in cui la scultura, il fiore, l'albero non sono oggetti distinti all'interno di un contesto ma si fondono in un tutt'uno con lo stesso. 
 
















































 











 












Oggi il giardino appartiene al Little Sparta Trust che auspica di poter disporre di fondi sufficienti per provvedere alla sua conservazione.

Purtroppo non sono in grado di comprendere forme d'arte così estreme, perciò trovo questo giardino un po' inquietante; meglio per me frequentare i cari vecchi cespugli di rose, le violette, le margherite, le aiuole ordinatamente fiorite,i bossi sapientemente potati, banali forse ma molto più rassicuranti.