nella bellezza

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domenica 22 febbraio 2015

Il castello di Amorosa


 Un articolo di Dindi

Ogni volta che sono stata in California e ho viaggiato lungo la splendida strada n.1, che costeggia il Pacifico da San Francisco a Los Angeles (più o meno), sono passata vicino al castello di Hearst, ma mi sono sempre rifiutata di andare a visitarlo, ritenendolo un'americanata priva di gusto e di senso. Dopo averne visto le immagini su internet, la penso ancora allo stesso modo, ma l'età matura mi ha fatto riconsiderare la smania americana di inventarsi un passato di tipo europeo.  Non tutte le costruzioni che riproducono l'antico sono accozzaglie di stili che non si armonizzano e, in  mancanza di originali, può essere interessante per quelli che non possono permettersi viaggi in Europa, andare a vedere come si viveva nel vecchio mondo nelle epoche in cui l'America era ancora una landa sterminata, abitata da pochi pellirossa. Ogni occasione per imparare qualcosa è sempre la benvenuta!
Oggi ho trovato su fb, a questo indirizzo:
https://www.facebook.com/MedioevoEMitologiaItalia
molte fotografie e un articolo su uno di questi castelli costruiti nel nuovo mondo e voglio riproporvelo perchè mi sembra che le cose siano state fatte davvero bene.




Ecco qua cosa dicono:
Il castello di Amorosa è un castello e una cantina situato nei pressi di Calistoga, California che ha aperto le sue porte al pubblico in aprile del 2007. Il castello è un progetto del vinaio di quarta generazione, Dario Sattui , che possiede e gestisce anche il V. Sattui Winery, dal nome del suo bisnonno, che originariamente ha creato una cantina a San Francisco nel 1885, dopo essere emigrato dall' Italia alla California.
La cantina si trova su una proprietà che una volta era parte di una tenuta di proprietà di Edward Turner Bale.  


Il castello
Gli interni del castello, che comprendono 107 camere su 8 livelli sopra e sotto terra, coprono circa 121.000 piedi quadrati (11.200 mq ). Dettagli chiave e  tecniche di costruzione sono architettonicamente fedeli al periodo di tempo dei secoli 12° e 13°. Tra le molte altre caratteristiche che ha: un fossato; un ponte levatoio; torri difensive; un cortile interno; una camera di tortura; una cappella / chiesa; una camera dei cavalieri; e una grande sala con un soffitto a cassettoni.












La camera di tortura contiene attrezzi  autentici che Sattui dice di avere comprato per $ 13,000 a  Pienza , in Italia.
La grande sala presenta affreschi dipinti da due artisti italiani che hanno impiegato circa un anno e mezzo per completare il lavoro e mette in mostra un camino vecchio di 500 anni.










 Muratura, ferro battuto e legno sono stati modellati a mano con antiche tecniche artigianali.  I materiali da costruzione esclusi 8.000 tonnellate di pietra locale, sono stati importati dall'Europa. Nella collina adiacente al castello si trova un labirinto di grotte di circa 900 piedi (270 metri) di lunghezza. Sotto il castello ci sono 2 ettari (8.100 m 2) di cantina  per i barili di vino. Gli ospiti possono degustare i vini che vengono venduti solo al castello.







Merryweather & Nihal

















giovedì 19 febbraio 2015

L'orologio di Linneo





Carlo Linneo, o Carl von Linn, naturalista svedese del XVIII secolo, fin da bambino aveva manifestato un vivo interesse per la botanica, e pur seguendo gli studi di medicina per compiacere il padre, dedicò di fatto tutta la sua vita alla materia  che più gli stava a cuore.

Mentre stava svolgendo il monumentale lavoro di classificazione di tutte le specie animali e vegetali allora conosciute secondo la nuovissima nomenclatura binominale (genere e specie), Linneo ebbe modo di osservare nei minimi dettagli i cicli biologici e i comportamenti di numerosissime piante.

Il mondo vegetale, nella sua stupefacente organizzazione, non scandisce solo i cambi di stagione, come tutti possiamo osservare,ma segna addirittura il succedersi delle ore e ciò non poteva sfuggire agli attenti studi di Linneo.
Fu così che nel lontano 1751 identificò 24 piante i cui fiori sbocciano nelle 24 ore del giorno, inventando così l'orologio di flora, un segnatempo  fantastico.






Ovviamente le piante indicate da Linneo nel suo orologio si riferivano al parallelo di Upsala, ma attraverso lo studio e l'osservazione attenta se ne sarebbero potute individuare tante altre per orologi floreali a latitudini diverse.

Nei secoli passati l'Orologio di Flora, adattato nelle sue specie alla realtà climatica di ogni Paese europeo, riscosse un notevole successo presso la ricca nobiltà europea, i cui membri erano sempre in gara tra di loro per magnificienza e potenza : questo particolare divertissement valse la conquista di parecchi punti nella scala sociale, ma anche di molti cuori femminili, da parte di molti gentiluomini.

 Nel 2003 in Italia,  è stato costruito un orologio floreale  nel quartiere napoletano di Bacoli, recentemente restaurato e visitabile nell'azienda agricola "Il ramo d'oro".




 Dal punto di vista della praticità, questo tipo di orologio poco si addice alle esigenze della vita moderna, tuttavia l'idea di rappresentare in qualche modo il trascorrere del tempo con dei fiori è rimasta viva, sia pure progressivamente abbinata a un congegno meccanico che muovesse delle lancette per indicare il trascorrere delle ore.


















Pratico o no, a me piacerebbe moltissimo avere in giardino un orologio del genere e sono sicura che non finirebbe mai di stupirmi.



domenica 15 febbraio 2015

L'Orangerie

"Orangerie" è uno di quei termini che ti rotolano in bocca come una caramella, soprattutto per via di quelle due erre alla francese, strategicamente poste una all'inizio e l'altra alla fine di una parola tutto sommato breve. E non solo....perchè orangerie evoca il profumo delle zagare e il sapore degli agrumi, la rugosità della buccia, la morbidezza della polpa, il tepore del sole attraverso il vetro; inoltre induce a pensare a grandi dimore, a giardini curati, a piante e fiori venuti da lontano.



 Il nome deriva direttamente dall'uso a cui l'edificio era destinato, ospitare cioè nella stagione fredda piante di agrumi, aranci e limoni principalmente, collocati in grandi vasi, in maniera più efficace rispetto al semplice muro di recinzione del giardino.Successivamente l'uso dell'orangerie fu esteso anche ad altre piante esotiche, soprattutto nei paesi del nord Europa caratterizzati da inverni particolarmente rigidi.



Le prime orangeries erano state costruite nei giardini rinascimentali in Italia, dove l'arte vetraria era all'avanguardia.La prima apparve a Padova nel 1545.
All'inizio prevaleva l'aspetto pratico e non quello ornamentale, ma dopo il 1648 divennero sempre più di moda, in Francia, in Germania, in Olanda dove i mercanti importavano sempre più spesso piante da frutto esotiche; allo stesso modo architetti e garden designers progettavano parchi e giardini ricchi di piante provenienti da paesi caldi e si adoperavano per creare armonia stilistica tra il palazzo e l'orangerie.


In breve, l'orangerie non fu più solo una serra, ma un simbolo di prestigio e di ricchezza e gli stessi proprietari presero l'abitudine di condurre i loro ospiti a visitarla per ammirare non solo i frutti, ma anche la sua architettura. Se ne costruirono di sempre più grandi, con fontane e grotte, e tali da poter intrattenere gli ospiti in caso di maltempo.











Grzie alla luminosità dell'ambiente, alle temperature equilibrate e alle stupende prospettive sui giardini circostanti, oggi molte di queste orangeries sono state trasformate in ristoranti, sale da the o luoghi di ritrovo, dove è possibile trascorrere qualche ora in assoluta piacevolezza.






domenica 8 febbraio 2015

Snowdrops







Questa simpatica e arzilla signora che vedete nell'immagine si chiama Margaret Owen e il segreto del suo successo e della sua popolarità sta proprio in quel fiorellino che stringe tra le dita. Margaret è infatti una galanthofila.

Snowdrop, goccia di neve, è il nome che viene dato comunemente in Inghilterra al galanthus, più conosciuto da noi come bucaneve.








La sua caratteristica è quella di fiorire ancor prima dei crocus o delle primule, sbucando a volte anche attraverso la coltre di neve.







Di grande effetto è la sua estesa fioritura a tappeto, come si può vedere in queste immagini.


















Nonostante questi fiori possano apparire tutti uguali, Margaret per molti anni ha viaggiato in lungo e in largo per  l'Inghilterra alla ricerca di esemplari speciali e con grande cura e passione ha creato nel tempo degli ibridi che l'hanno resa famosa.

Ogni anno,l'ultima domenica di febbraio, nella sua tenuta The Patch, poche miglia a sud di Shrewsbury  (  ricordate   Cadfael, il monaco protagonista dei romanzi gialli di Ellis Peter?) Margaret organizza una grande vendita di snowdrops, con tanto di the e pasticcini serviti agli amanti di questi fiori, che armati di paletta possono toglierli direttamente dal terreno. Il ricavato della vendita, che lo scorso anno ha fruttato 6.000 sterline, viene devoluto ad una associazione che si occupa di malati di sclerosi multipla; una sorta di valore aggiunto per questi fiorellini che dietro un'apparente fragilità nascondono forza e carattere.

Il motto coniato per questa donna eccezionale è .
"While most of us are still thinking about doing something, Margaret is getting on with it"
"Mentre molti di noi stanno ancora pensando a cosa fare, Margaret lo sta già facendo"