C'è un momento nel
lungo ciclo vegetativo del giardino che io amo particolarmente. E' quel
breve lasso di tempo che intercorre tra il sonno profondo dell'inverno e
l'eplosione delle fioriture di primavera, quando i rami degli alberi si
riempiono di gemme turgide che pochi notano e i primi boccioli si
preparano ad aprire il loro ventaglio di petali colorati.
Nei
rami ancora spogli della vite americana, del ciliegio, del carpino,
dell'acero, del lillà, sembra quasi di sentire scorrere la linfa su
dalle radici piantate nel cuore della terra fino ai piccoli timidi
germogli.
Tra
pochi giorni ci alzeremo un mattino e scopriremo che gli alberi si sono
vestiti di verde all'improvviso e ci sembrerà che tutto sia accaduto in
una sola notte. Non è così.
Sui sempreverdi spuntano teneri pennacchi che piano piano cambieranno colore.
Dal
terreno ancora "sgarrubbato", dove i segni dell'inverno sono presenti
perchè nessuno ha avuto tempo e modo di togliere le foglie morte o
raschiare la terra dura e compatta, spuntano prepotenti i cespi degli
iris, dei giaggioli, dei gigli, in risposta a una chiamata misteriosa
che solo loro hanno inteso.
Anche
i fiori, prima di spalancare le corolle al sole, sembrano trattenere
per qualche momento l'emozione del risveglio in uno spazio più
ristretto, più intimo.
E
poi ci sono loro, le più amate, sempre pronte a dimostrare la loro
tenacia, la loro caparbietà negli spazi aperti e in quelli più angusti.
Tante cose sa regalarci il giardino se impariamo ad osservarlo, emozioni e sorprese che fanno bene all'anima.
Solo una ventina di
giorni fa avevo esplorato il giardino che, come un centometrista
impaziente, sembrava pronto a scattare, chino ai blocchi di partenza.
Avevo
fotografato le gemme, ora turgide ora timide, sui rami nudi degli
alberi e i primi boccioli, pronti ad aprirsi ai raggi del sole.
Oggi
ho rifatto lo stesso percorso e, nonostante la primavera in queste
ultime settimane sia stata piuttosto avara, l'orologio biologico della
natura non ha smesso di camminare :
Dove
c'erano gemme e boccioli, ora ci sono foglie e fiori, e i fiori che per
primi avevano salutato la primavera si sono fatti da parte per lasciare
spazio ad altri.
Nel prato , dove prima c'erano le viole, ora ci sono le margherite
e i narcisi, ormai appassiti, hanno passato il testimone ai mughetti
Che piova ad aprile è quasi scontato, lo dice anche il proverbio "Aprile,ogni goccia un barile" ma che continui a farlo anche a maggio è quasi insopportabile. Il fatto è che se noi possiamo decidere di non uscire con la pioggia, il ciclo delle fioriture in giardino non ha scelta , non si ferma, e così succede che la loro durata è troppo breve per consentirci di ammirarne la bellezza.
Con le peonie rosa è stato un disastro, le bianche sono durate un paio di giorni in più, ma anche loro sono ormai sparite.
Stessa sorte è toccata alle azalee, che hanno reclinato le loro corolle fradice in segno di resa
Forse andrà meglio per i giaggioli che si stanno aprendo proprio in questi giorni:
Occorre dire che la pioggia, se da un lato ha rovinato i fiori più delicati, dall'altro ha reso le erbacce particolarmente rigogliose, tanto da consentir loro di mostrare una più rustica bellezza
Inoltre il verde non è mai stato così brillante e anche il mio piccolo orto di erbe aromatiche sembra godere di buona salute
e se proprio vogliamo metterci un po' di allegria, dal vivaio ecco una nota di colore
A conti fatti devo dire che il giardino ha dato tutto quello che poteva dare, non solo, ma come spesso capita mi ha regalato una piacevolissima sorpresa in più
Cosa c'è tra le foglie nuove dell'acero giapponese ? Sembra proprio che siano venute a fargli visita cento piccole farfalle , forse per fargli il solletico con le piccole ali colorate.......
Del resto la bellezza, come la felicità, sta spesso nelle piccole cose.....
Mianna
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