Il suo nome deriva da una fonte ancora oggi attiva all'interno della tenuta.
L'antico
priorato Agostiniano, fondato nel 1201, conobbe un iniziale periodo di
prosperità, ma a partire dalla seconda metà del XIV secolo finì col
decadere progressivamente fino a scomparire durante la dissoluzione dei
monasteri voluta da Enrico VIII.
Il
re donò ciò che restava della tenuta a un suo fedele servitore, sir
William Sandys, che la trasformò in una casa di campagna senza tuttavia
demolire ciò che restava del priorato. Anzi, trasformò la navata della
chiesa nel corpo centrale del nuovo edificio, aggiungendo due ali ad
entrambi i lati.
Nel
XVIII secolo l'antico chiostro monastico ed il cortile in stile Tudor
furono demoliti dalla famiglia Mill, creando così l'attuale facciata
dell'edificio. Fu allora che venne aggiunto il termine Abbey alla
proprietà e all'inizio del XIX secolo divenne un aristocratico luogo
d'incontro per la caccia alla volpe , la pesca e simili attività.
Verso
la fine del secolo divenne proprietà del ricco banchiere Daniel
Meinertzhagen, che la dotò di impianto elettrico e riscaldamento
centralizzato.
Nel 1934 i successivi proprietari, Maud and Gilbert Russell ,trasformarono Mottisfont in un affascinante circolo frequentato da politici, artisti, scrittori fra i più in voga dell'epoca.
La ricca Maud si avvalse dell'opera di architetti e designers per ridarle nuovo splendore e nel 1957 ne fece dono al National Trust, pur continuando a viverci fino al 1972.
Oggi la tenuta accoglie molti visitatori, attratti in particolare dal suo stupendo rose walled garden.
Nel 1934 i successivi proprietari, Maud and Gilbert Russell ,trasformarono Mottisfont in un affascinante circolo frequentato da politici, artisti, scrittori fra i più in voga dell'epoca.
La ricca Maud si avvalse dell'opera di architetti e designers per ridarle nuovo splendore e nel 1957 ne fece dono al National Trust, pur continuando a viverci fino al 1972.
Oggi la tenuta accoglie molti visitatori, attratti in particolare dal suo stupendo rose walled garden.
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