Un articolo di Dindi
Mercoledì pomeriggio: liberi da qualsiasi impegno come
figli, come genitori, come nonni, cognati, zii, fratelli e amici. Che
si fa? Ci impoltroniamo davanti alla tv? Nooo...la giornata non è
stupenda, ma neppure brutta. Il sole va e viene fra le nuvole, si
potrebbe andare da qualche parte...magari con la vecchia jaguar
scoperta...sul lago? Sul lago! E via, si parte. Mi viene in mente di
aver letto che a Varenna c'è villa Monastero, con bellissimi giardini e
noi non l'abbiamo mai vista, quindi ci dirigiamo lì. La giornata sembra
migliorare man mano si prosegue. Ecco la villa. Oggi si possono visitare
solo i giardini, perchè la casa è chiusa. Peccato! All'interno c'è una
mostra di antichi servizi da tè e da caffè: l'avrei vista volentieri,
ma...pazienza!
I giardini sono
stupendi, il lago è bellissimo. Peccato sia così caldo e umido. Ecco un
po' di foto (quelle dal lago non sono mie):
Villa Monastero, a Varenna sulle sponde del Lago di Como, rappresenta uno degli esempi più interessanti di residenza in stile eclettico in cui gli interventi succedutisi hanno aggiunto elementi funzionali e decorativi senza distruggere le tracce delle vicende precedenti dell'edificio, così da ottenere una villa con giardino di grande impatto scenografico.
Il
nome deriva dall’originaria esistenza, in luogo, di un antico convento
di monache cistercensi (1208) dedicato a Santa Maria Maddalena. Le
monache vissero per diversi secoli in pia obbedienza, forse ancora
atterrite dalle vicende belliche che le avevano sloggiate dall’Isola
Comacina e indirizzate su questa sponda orientale del Lario. Ma i tempi
cambiano per tutti, per le monache, e molte di quelle che avrebbero
dovuto concentrarsi nella contemplazione di Dio, pensarono che persino
la loro santa protettrice aveva avuto una gioventù non proprio austera, e
furono così tratte nella tentazione di imitarne i trascorsi più
umanamente deboli. Intorno alla metà del Cinquecento la fama del loro
tralignamento si era fatta sin troppo estesa: la gente di Varenna
cominciò a mormorare e le chiacchiere si sparsero lungo la sponda del
lago fino a Lecco, e arrivarono naturalmente anche a Milano. Invece che
un luogo dedito alla preghiera e alla penitenza si parlava, a proposito
del Monastero di Santa Maria Maddalena, di un “alloggiamento di
innamorate”, definizione che non doveva certo essere apprezzata da uno
dei prelati più tremendamente severi di tutta la storia della chiesa
ambrosiana: il santo arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Borromeo.
L’arcivescovo chiese che il monastero fosse chiuso, e papa Pio V si
affrettò ad emettere l’ordine di scioglimento del secolare convento.
L’edificio, situato in un posto tanto bello, si rese così disponibile, e
un nobile della non lontana Valsassina, Paolo Mornico, lo acquistò nel
1569. Fu Lelio, figlio del nuovo proprietario, a trasformare, all’inizio
del Seicento, con lavori di ampliamento e abbellimento, il convento in
una signorile residenza e, come dicono le cronache, fece giardino ove
prima era lago. A metà dell’Ottocento la villa, che per molti anni portò
il nome di “Leliana” in omaggio a chi l’aveva trasformata, fu venduta
ai Genazzini, che ebbero il solo merito di conservarla. Ampie
trasformazioni dell’architettura e del parco furono apportate dai
successivi proprietari, in particolare dal tedesco Walter Kees, che
l’acquistò alla fine dell’Ottocento ma gli fu sequestrata dal governo
italiano nel 1915, in seguito all’entrata in guerra con la Germania. Nel
1925 fu ceduta a Marco De Marchi che, nel 1936 la legò allo stato
italiano perché fosse sede dell’Istituto Italiano di Idrobiologia e
Limnologia. Di particolare fascino e interesse troviamo la scalinata
centrale cinta da balaustra scolpita culminante, al sommo, in un
tempietto neoclassico, una fontanella, copia dell’originale di Villa
Borghese a Roma, e il belvedere ceramicato, sulla amplissima distesa del
lago e dei suoi monti. Il rinomato giardino, visitabile al pubblico, è
ricco di statue, sculture e di essenze mediterranee e tropicali che, nel
mese di maggio, regalano al turista un’incantevole spettacolo.
Attualmente la villa è di proprietà del CNR ed è concessa in comodato
alla Provincia di Lecco, che la gestisce per il tramite dell'istituzione
Villa Monastero ente strumentale della Provincia medesima.
Se vi capita di essere in zona, non perdetevi una visita, perchè ne vale la pena.
Quanto a noi, abbiamo proseguito la nostra gita con l'idea di prendere il traghetto per Bellagio, dove fermarci per un gelato e poi salire al Ghisallo e tornare a casa passando da Asso e Erba. Invece, mentre eravamo in traghetto (per fortuna, così abbiamo potuto chiudere il tettuccio della macchina), è scoppiato un bel temporale, ragion per cui siamo tornati a casa di filato...si fa per dire. Pian pianino, in un torrente d'acqua, ma sani e salvi.
P.S.
Di fianco a villa Monastero, c'è villa Cipresso...anche quella con
splendidi giardini da visitare. Sarà per la prossima volta!
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