L'abbazia della Cervara, o abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino, è un complesso monastico a strapiombo sul mare.
Si affaccia sulla costa dei delfini, nel più ampio Golfo del Tigullio, in provincia di Genova. L'abbazia, oggi di proprietà privata, è raggiungibile dalla strada provinciale che porta da Santa Margherita Ligure al borgo di Portofino, con una deviazione che conduce direttamente al tempio religioso.
Nel medioevo questo luogo, come tutto il tratto di costa affacciata sul Golfo del Tigullio che scende a picco sul mare verso Portofino, era detto Silvaria (da silvas, in latino boschi) perchè era fitto di vegetazione. Il termine Silvaria venne poi italianizzato in Cervara.
L'edificio fu costruito nel 1361 su idea di Ottone Lanfranco, cappellano monaco genovese dell'abbazia di Santo Stefano di Genova, e dopo il consenso espresso dai monaci colombiani,proprietari del terreno, nel 1360. In pochi anni fu eretto il monastero intitolato a S.Girolamo.
I Benedettini monastici acquisirono la struttura nel 1420, dopo i gravosi danneggiamenti dovuti al conflitto tra Guelfi e Ghibellini e il monastero, eletto al titolo di Abbazia nel 1546, fu ulteriormente fortificato a causa delle violente scorrerie e saccheggi dei pirati saraceni nelle cittadine vicine. L'edificio subì quindi una notevole mutazione architettonica, specie con i nuovi chiostri e la torre campanaria.
Sul finire del XVIII secolo, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi imposta dalla Repubblica Ligure al tempo di Napoleone Bonaparte, il complesso venne abbandonato e saccheggiato ed infine adibito a casa colonica.
Nel 1804 i monaci trappisti,venuti dalla Francia, acquisirono il complesso monastico aprendo una scuola, ma ben presto anch'essi lasciarono l'edificio nel 1811. Divenuta proprietà della diocesi di Chiavari, l'abbazia fu messa in vendita nel 1859.
Nel 1868 fu acquistata dal marchese Giacomo Filippo Durazzo e tre anni dopo ceduta ai Padri Somaschi. Dal 1901 al 1937 fu affidata ai Certosini francesi e nel 1912 fu dichiarata monumento nazionale italiano.
L'abbazia appartiene oggi a privati e viene aperta la pubblico in occasione di spettacoli culturali o concerti musicali, oppure può essere visitata in piccoli gruppi su appuntamento.
Gli attuali poprietari, subito dopo aver acquistato l'Abbazia, hanno dato inizio ad un'opera di restauro senza precedenti, che sta restituendo al monastero la sua antica bellezza.
Il complesso abbaziale comprende una chiesa consacrata, un chiostro cinquecentesco, la torre, il corpo principale dell'edificio e uno splendido giardino all'italiana.
Quello che un tempo fu l'orto dei monaci benedettini è oggi il solo giardino monumentale all'italiana conservato in Liguria. E' unico nel suo genere sia perchè si affaccia direttamente sul mare, sia perchè si estende su due livelli.
La sensazione è quella di essere sulla prua di una nave quasi circondati completamente dalla vista del mare e della costa: da una parte il Golfo del Tigullio, dall'altra il promontorio di Portofino.
Il giardino all'italiana è semplice,lineare, senza indulgenze formali, senza essenze dalla fioritura vistosa e chiassosa, come si conviene ad un luogo che fu religioso.
Il Giardino Monumentale è creato con siepi di bosso e raffinate realizzazioni di arte topiaria a coni e coni gradonati che circondano la fontana in marmo del XVII secolo raffigurante un putto.
Intorno al giardino e all'edificio principale, terrazze e giardini si alternano incorniciati da pergole, colonne dipinte o di mattone, piante rare e fioriture eccezionali che si rubano l'attenzione secondo la stagione: una Corte ombreggiata da un'ultrasecolare pianta di glicine di dimensioni monumentali, le colonne del giardino superiore ricoperte dal gelsomino profumato, la buganville, i capperi rosa, l'uva, le camelie, le rose, le ortensie , le sterlizie e molte altre specie ancora.
Nella parte a monte si trova un altro giardino, ricavato da un terreno una volta coltivato a fasce, da dove si perde la vista del giardino monumentale, ma non quella del mare e si guadagna la cornice della caratteristica macchia mediterranea: l'antico bosco pieno di aromi e fruscii.Il leccio domina incontrastato nella macchia, il pino d'Aleppo, il lentisco, il viburno, il corbezzolo e tutte la altre essenze gli fanno corona.
Sempre nella parte rivolta verso il monte è stato mantenuto il tradizionale orto in cui i monaci, fin dal medioevo, coltivavano i "semplici", varietà vegetali con virtù medicamentose, piante officinali ed erbe aromatiche del promontorio di Portofino; basse siepi di bosso riquadrano particelle che alternano tali coltivazioni a rari esemplari di agrumi in vasi di cotto, come da tradizione nelle abbazie.
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