nella bellezza

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domenica 26 luglio 2015

Il castello di Donnafugata





Il Castello di Donnafugata si trova a una manciata di chilometri da Ragusa.
Nonostante la presenza di torri merlate che ricordano i castelli medievali, l'edificio, così come appare oggi, è relativamente recente; infatti fu fatto edificare sulla vecchia struttura di una torre duecentesca dal Barone Corrado Arezzo nel tardo '800, diventando così una sontuosa dimora nobiliare.

Pur non avendo nessun riscontro storico attendibile, ai più romantici piace pensare che la storia del castello sia legata a quella della regina Bianca di Navarra, vissuta nel XV secolo e  del Conte Corrado Cabrera, potente signore di Modica, che aspirava a farla sua sposa  e ancor più ad impossessarsi del Regno di Sicilia. Quando la donna lo respinse, il Cabrera non la prese bene e cercò di convincerla con la forza, tanto che la poveretta fu costretta a nascondersi di castello in castello per sfuggire al suo persecutore.

 

 Caduta le veridicità della leggenda, il nome del castello ha tutt'altra origine e sembra derivare da un'espressione araba che significava "fonte della salute", tradotta in siciliano con "ronnafuata", e successivamente trasformata in "donnafugata".



Il castello si sviluppa su tre piani su un'area di circa 2500 metri quadrati ed ha 122 stanze, alcune delle quali sono oggi visitabili.
L'ampia facciata in stile neogotico ricorda all'architettura veneziana.

 

 

Il barone Corrado Arezzo de Spuches aveva fatto di questa dimora uno dei più importanti centri di vita mondana della zona in epoca umbertina e nei vari ambienti arredati con i mobili dell'epoca, si ritrova l'atmosfera raccontata nel Gattopardo.


 

 
 
 

 
  
Intorno al castello si trova un parco di 8 ettari, con oltre 1500 specie vegetali.


 







 

Curiosa nel giardino la presenza degli "scherzi" che il Barone aveva fatto predisporre per divertire gli ospiti nelle giornate noiose al castello, come la panchina con un irrigatore nascosto che si azionava quando l'ospite si sedeva, tombe vuote animate da monaci di pezza e amenità simili.

 



Tra i vari divertimenti per i suoi ospiti, il Barone fece costruire  un labirinto in pietra bianca ragusana, che riproduceva la forma trapezoidale del labirinto di Hampton Court a Londra.
Sui muri del tracciato siepi di rose rampicanti impedivano la vista e non consentivano lo scavalcamento delle corsie.
 
Nel corso degli anni il castello è stato sede di diversi set cinematografici e su questa terrazza in particolare, sono state girate alcune scene della serie tv " Il commissario Montalbano".


 

giovedì 23 luglio 2015

Il labirinto di bamboo

"Laissez moi cultiver un jardin " aveva detto Voltaire e Franco Maria Ricci ha seguito il suo esempio, anzi ha fatto di più, ha costruito a Fontanellato il più grande labirinto del mondo, tutto con piante di bamboo, tante da rappresentare la più vasta piantagione di bamboo in Europa.
E' stato il suo sogno, non il solo certamente, perchè Franco Maria Ricci, editore raffinato, collezionista di opere d'arte, imprenditore e uomo di cultura, di sogni ne ha realizzati tanti e si è sempre circondato di cose belle.

Questo labirinto molto particolare, che verrà inaugurato nei prossimi giorni, è un omaggio a Parma e alla terra dove affondano le radici della sua famiglia e dove si è creata la sua ricchezza.

 


Perchè il bamboo?
Prima di tutto, e lo dice lo stesso Ricci, perchè il bamboo cresce molto velocemente e lui voleva essere certo di vedere il suo labirinto compiuto, ma è anche vero che il bamboo assorbe molto facilmente l'anidride carbonica mantenendo l'ambiente sano e pulito ed è di facile manutenzione.

 

 

 

 
Il sogno di Ricci comunque non si ferma al labirinto. Al centro di questa enorme stella che ricorda con le sue punte i contorni delle antiche città fortificate del Rinascimento è stata progettato e realizzato un complesso che sarà composto da un museo, una biblioteca,una scuola d'arte e strutture turistiche per incoraggiare l'afflusso dei visitatori , in particolare dei giovani.

 
 
 
 Otto ettari di verde, tre chilometri di viali da percorrere in un labirinto che è mistero, imprevisto, divertimento, ricerca di sè, un viaggio dal forte significato simbolico, che conduce all'arte , al bello,al futuro.

 

sabato 11 luglio 2015

Monk's House

Monk's House è un cottage del XVIII secolo nel villaggio di Rodmell nell'East Sussex in Inghilterra.
E' conosciuto come la residenza di Virginia Woolf che l'acquistò con il marito Leonard Woolf, attivista politico, giornalista ed editore nel 1919.




Nei primi tempi  Monk's House era di dimensioni molto modeste, così come il giardino circostante; inoltre mancavano servizi essenziali come l'acqua corrente e un bagno, per cui furono necessari molti interventi di ristrutturazione e ampliamento nel corso degli anni e mentre la casa si abbelliva i coniugi Woolf vi soggiornavano sempre più spesso,ospitando intellettuali e politici dell'epoca, fino a quando vi si trasferirono definitivamente nel 1940 in seguito ai danni subiti da un bombardamento al loro appartamento di Londra.

L'isolamento di questo tranquillo angolo di campagna rispetto alla caotica Londra, consentì alla scrittrice di dedicarsi alla scrittura di molti dei suoi romanzi, proprio nella casetta di legno in fondo al giardino. Soprattutto sembra che la tranquillità del luogo così come l'impegno profuso nella costruzione del giardino, nella cura dell'orto e del frutteto abbiano per qualche tempo allontanato lo spettro della forte depressione che angosciava l'esistenza di Virginia.  












Virginia documentò la vita a Rodmel con molte fotografie che sono raccolte ora nel Monk's House Album.







 I momenti di serenità trascorsi a Monk's House non impedirono tuttavia il suicidio della scrittrice nel 1941, quando Virginia si  gettò nel fiume Ouse che scorreva poco lontano dal cottage. Suo marito Leonard continuò a vivere a Monk's House fino alla morte nel 1969 ed ebbe un ruolo pubblico importante nella vita del paese.
Dopo la sua morte la casa fu rilevata dall'amico Trekkie Parsons che la vendette all'Università del Sussex nel 1972. Qualche hanno dopo passò al National Trust che l'aprì al pubblico. Oggi è possibile visitarne le stanze così come il capanno in fondo al giardino con la vista stupenda del Mount Caburn tanto cari ai Woolf.









































 
 Chi ha visitato la casa e il giardino racconta di aver vissuto un'esperienza decisamente emozionante in un'atmosfera sospesa nel tempo, come se lo spirito di coloro che hanno abitato ed amato Monk's House  fosse ancora presente.





Forse per questo non ho resistito alla tentazione di comprare il libro "Il giardino di Virginia Woolf" , una pubblicazione ricca di immagini, di aneddoti, di pensieri di Leonard e Virginia, scritta da Caroline Zoob,la donna che ha vissuto per dieci anni a Monk's House con il marito,come affittuaria del National Trust, che ha curato il giardino, aperto la casa al pubblico e mantenuto quotidianamente l'identità immutata del luogo, attraverso la lettura dei diari di Virginia e Leonard e le fotografie dell'epoca.
Le stupende fotografie a corredo del racconto, sono di Caroline Arber.