nella bellezza

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martedì 28 marzo 2017

Il Castello di Moritzburg

Come tutti gli altri paesi della vecchia Europa, anche la Germania conserva la ricca testimonianza di un passato e di uno stile di vita ormai lontani e non più ripetibili, che, forse proprio per questo, conserva e trasmette un fascino particolare.




Tra i numerosi castelli sparsi qua e là sul suo vasto territorio, oggi ci rechiamo in Sassonia per conoscere, non lontano da Dresda, il castello di Moritzburg.




 
Fatto costruire nel 1542 dal duca Moritz come casino di caccia in stile rinascimentale, nel 1723 fu affidato dal Principe Elettore Augusto il Forte, all'architetto Matthaus Daniel Poppelmann, perchè lo trasformasse in una residenza di divertimento e piacere in stile barocco, secondo il gusto dell'epoca.



Il castello, al quale si accede da un lungo viale lungo circa 5 kilometri , è circondato da un grande parco e sorge su un isolotto in mezzo ad un laghetto artificiale.
L'edificio è sorretto da quattro torri cilindriche ed  ha una facciata di color bianco e ocra, come  tutti i palazzi in stile barocco in Sassonia.







La scalinata e la terrazza del castello sono decorate da eleganti statue in arenaria.














Nel parco si trova la Fasanerie, un piccolo castello dei fagiani, recentemente restaurato,che oggi ospita un museo di ornitologia.












Negli arredi e nelle decorazioni  degli interni, il castello di Moritzburgh ripropone la sintesi della sua storia. Il tema venatorio in particolare è ricorrente tanto nei raffinati arazzi in pelle dipinta con scene di caccia, che rimandano spesso a Diana e alla mitologia greca, quanto nei numerosi palchi di cervi che decorano gli alti muri bianchi della sala da pranzo.









Davvero curiosa la Camera delle Piume, nella quale oltre due milioni di coloratissime piume di anatre, fagiani e pavoni fanno da corredo al sontuoso letto di Augusto il Forte.





Oggi il castello è visitato da numerosi turisti attratti dalla bellezza del luogo e dai numerosi eventi che vi si celebrano soprattutto nella stagione estiva.



















martedì 21 marzo 2017

La fattoria del Doge

Un tempo erano per pochi, oggi sono per molti, praticamente quasi per tutti. Sono le antiche dimore, un tempo di proprietà delle famiglie nobili, che oggi ,per sopravvivere e mantenere la loro straordinaria bellezza, sono accessibili al grande pubblico in cambio di un po' di "vile denaro". Associazioni, fondazioni, imprese commerciali e investitori privati le hanno trasformate in musei e luoghi di ritrovo per banchetti matrimoniali, convegni, mostre, laboratori didattici,ricorrendo a una sorta di giro virtuoso di denaro che ne consente il mantenimento e mostra la propria bellezza a chiunque la voglia e la sappia apprezzare. 
 
Di questo prezioso patrimonio, di cui il nostro Paese è particolarmente ricco, fa parte  la Villa Pisani Bolognesi Scalabrin, che si trova a Vescovana in provincia di Padova.




Sul sito www.villapisani.it si possono trovare tutti i dettagli della sua lunga storia; io mi limiterò a raccontarne una parte, quella cioè più vicina (si fa per dire...) ai nostri giorni, da quando cioè i ricchi patrizi veneziani iniziarono a costruire le loro ville su vasti latifondi per concessione della Serenissima Repubblica di Venezia.
 
Siamo praticamente verso la metà del 1400 quando la ricchissima famiglia Pisani entra in possesso di un vero e proprio feudo, confiscato alla famiglia degli Estensi e messo all'asta dalla Repubblica veneta. E qui , sui resti di un'antica torre medievale e su commissione del Cardinale Francesco Pisani, patrizio veneziano e vescovo di Padova, viene costruito nella prima metà del '500 il palazzo conosciuto come Villa Pisani di Vescovana, che non sarà l'unico a portare il nome dei Pisani.






All'interno  della villa, il salone centrale cruciforme è arricchito di marmorini e stucchi di diverse tonalità, in armonia con il pavimento veneziano rosato e il solaio di travi decorate. I saloni laterali sono affrescati dai più noti pittori dell'epoca.











Una storia a parte è quella del magnifico giardino che circonda la villa e di cui non ci sono citazioni di qualche rilievo fino alla metà del 1800, quando  compare sulla scena Evelina Van Millingen



Nata nel 1831 a Pera, antico sobborgo residenziale di Costantinopoli, Teresa Evelina Berengaria Van Millingen, fanciulla bellissima, figlia di un medico inglese di origine olandese e di una giornalista francese, fu mandata a Roma per ricevere una buona educazione dalla nonna. In una successiva visita in Italia, la sua apparizione in abito orientale  al teatro La Fenice di Venezia, suscitò una grande ammirazione e le spalancò le porte dei salotti bene della città.
 
Nel 1852 Evelina sposò Almorò III Pisani, ultimo discendente dei Pisani di Santo Stefano, e iniziò subito a risollevare le sorti della Villa, da lei definita con aristocratica informalità "La fattoria del Doge", unica fonte di ricchezza della famiglia Pisani, dopo il tracollo economico avvenuto tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800.
Oltre che a impegnarsi personalmente nella conduzione della campagna ,si preoccupò anche di migliorare le condizioni di vita dei contadini e si dedicò con particolare impegno alla creazione del suo giardino che chiamò "Crispin de Passe" in onore del botanico fiammingo Crispin Van de Passe.

 
















Contemporaneamente Evelina manteneva rapporti di amicizia con gli intellettuali e gli artisti dell'epoca, personaggi illustri ed esponenti dell'aristocrazia che furono suoi ospiti alla Villa di Vescovana.
 
Nel 1883 una giovane e romantica scrittrice inglese, Margaret Symond, pubblicò a Londra il libro "Days spent on a Doge's Farm", una sorta di diario dei giorni in cui era stata ospite alla Villa, che ci racconta tutto l'amore e la dedizione che la colta Evelina aveva messo nell'ideazione e nella realizzazione dell'imponente giardino  e del parco.
 
Raccontano gli anziani di Vescovana, che hanno raccolto le storie dai loro vecchi, che in settembre, ai margini del parco si può incontrare Evelina che passeggia nel giardino roccioso. La presenza del suo spirito si percepisce attraverso il leggero fruscio delle foglie, simile a quello della seta delle sue vesti.





L'attuale proprietaria della Villa, Evelina Pisani, mantiene vivo l'amore per questo giardino che in primavera si riempie di tulipani.
 






















































 

































 

domenica 12 marzo 2017

Parc du manoir de la Javélière

In Francia, come ha scritto Dindi in un suo post di qualche tempo fa, paesi e città si possono fregiare del titolo di Ville o Village fleuris, attraverso uno specifico concorso, nel momento in cui dimostrano di essere capaci di saper gestire gli spazi verdi al loro interno con particolare gusto, dedizione, impegno e fantasia.
Anche i grandi giardini privati possono ricevere un riconoscimento per la loro bellezza, originalità e cura e quando rasentano la perfezione, prendono il titolo di "Jardin rémarquable".

Oggi andiamo a visitare il giardino - in realtà un parco- del Menoir de la Javélière, a Montbarrois, nel distretto di Loiret, non lontano da Orléans.






Costruita nel XVII secolo in mezzo ai vigneti,la dimora signorile della Javélière ha l'aspetto tipico delle démeures d'agrément di quell'epoca. Nel XVIII secolo fu la residenza di Pélerin de la Buxière, eletto deputato agli Stati Generali e proprietario di importanti piantagioni di canna da zucchero a Santo Domingo.





La sua famiglia vendette la proprietà nel corso del XIX secolo e dopo non poche vicissitudini , questa demeure d'agrément e il suo parco furono acquistati nel 1992 dagli attuali proprietari, M.& M.me Patrick Masure.
Da quando ne sono entrati in possesso, i nuovi proprietari si sono dedicati a un restauro paziente e minuzioso del fabbricato e all'abbellimento del parco.





Nel parco-giardino che si estende su quattro ettari,si possono distinguere indicativamente due zone : nella parte più vicina al complesso dei fabbricati (oltre alla villa, c' è anche una piccola fattoria e un locale per il vino) c'è un roseto moderno con una vasca decorativa e un grande orto ricco di pomodori, insalate e verdure di stagione. Un po' più lontano invece c'è un bel bosco di vecchie querce che ospita un gran numero di arbusti e piante da sottobosco.


























Di ispirazione giapponese il ruscello, delimitato da pietre irregolari di ardesia, che scorre tra hoste e azalee all'ombra dei vecchi cedri  nel parco.







Un'atmosfera più campestre caratterizza lo stagno, tra piante selvatiche, rose antiche e cespugli di lavanda.













Monsieur Masure non solo è appassionato di rose, ma è anche un grande esperto in materia. Nella Roseraie del suo giardino colleziona centinaia di rose moderne create da ibridatori famosi, mentre nel Rosarium trova posto la preziosa collezione di rose botaniche provenienti dalla Cina, dal Medio Oriente, dall'America e , ovviamente, anche dai diversi paesi europei.









Tra boschi ombrosi,colori e profumi, prati verdi e stagionali distese di graminacee non devess'ere proprio niente male vivere in quest'angolo di Francia.