nella bellezza

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domenica 28 febbraio 2016

The Dutch Wave



Tutto cominciò dalle idee innovative di giardinaggio praticate dal coltivatore e paesaggista tedesco Karl Foester  nella prima parte del XX secolo.




Sembrava che tali teorie non fossero destinate a sopravvivergli,ma contro ogni previsione negli anni '60 e '70 furono riprese dagli architetti paesaggisti tedeschi che incominciarono a sperimentare l'uso di erbacee perenni e graminacee ben strutturate per coprire vaste zone nei parchi, allo scopo di ridurre i tempi richiesti per la falciatura dei prati e i costi di manutenzione in genere.

Piano piano questa nuova impostazione di fare giardino, che potremmo definire naturalistica, prese piede negli Stati Uniti e nei paesi della zona centro settentrionale d'Europa,in particolare in Olanda, dal momento che  richiamava alla mente la vegetazione spontanea delle vaste praterie americane e delle pianure del Nord, entrando spesso a far parte anche dell'arredamento urbano con proposte indubbiamente di grande effetto.




L'olandese Piet Oudolf è stato il leader del movimento chiamato The Dutch Wave e della concezione di progettare giardini su base ecologica, cercando di ricreare le spontaneità della natura e , come egli stesso sosteva, suscitarne l'emozione.

Piet Oudolf, che oggi gode di fama mondiale per aver allestito parchi nelle metropoli americane,vive e lavora ad Hummelo, in Olanda e ogno anno il suo giardino è visitato da migliaia di persone, non solo semplici amanti del verde, ma anche da professionisti provenienti da ogni parte del mondo in cerca di ispirazione.























Hummelo racconta la storia di come il giardino si è evoluto nelle ultime tre decadi, da quando Oudolf si trasferì con la moglie Anja e i due figli in questo angolo sperduto del mondo nel 1982.


























Oudolf ha progettato molti giardini aperti al pubblico ed ha ispirato il lavoro di numerosi architetti paesaggisti contemporanei. Oltre ai parchi delle grandi città, la creatività di questa tendenza si è estesa alla riqualificazione di aree urbane abbandonate, come ad esempio, ai tracciati di linee ferroviarie in disuso da tempo, come la High Line a New York.









 

















Oltre all'evidente effetto cromatico nel periodo di maggior fioritura, l'attenzione per il tipo di struttura , la quantita e l'accostamento dei diversi esemplari, fa si che il giardino sia gradevole anche durante le stagioni in cui le tradizionali erbacee perenni scompaiono.

domenica 21 febbraio 2016

Villa Pisani

Villa Pisani è uno dei grandi tesori del nostro patrimonio nazionale. 
Si trova a Stra, in provincia di Venezia, e si affaccia sul Naviglio del Brenta. E' uno dei più celebri esempi di villa veneta della Riviera del Brenta.
Costruita nel 1721 per la nobile famiglia veneta dei Pisani di Santo Stefano, contava all'epoca 114 stanze in omaggio al 114° Doge di Venezia ,  Alvise Pisani. 




Le stanze, attualmente 168, sono denominate in base all'utilizzo o all'ospite  di riguardo che vi soggiornò.

Nel 1807 Napoleone acquistò la villa dalla famiglia Pisani, finita sul lastrico per debiti di gioco, per il vicerè d'Italia, Eugenio di Beauharnais.
Ecco la stanza dove soggiornò l'Imperatore e che porta il suo nome.



Accanto c'è il bagno, con la vasca a pavimento e rubinetti, un vero lusso per l'epoca!

Nel 1814 la villa diventò di proprietà degli Asburgo, ma dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia nel 1868 divenne proprietà dello Stato.

Villa Pisani, ora Museo Nazionale, conserva arredi ed opere d'arte del Settecento e dell'Ottocento, tra cui il capolavoro di Gianbattista Tiepolo, "Gloria della famiglia Pisani", affrescato sul soffitto della maestosa Sala da Ballo.













Il parco, che si estende su una superficie di 11 ettari, occupa un'intera ansa del Naviglio del Brenta.




Venne realizzato, prima della villa, su progetto dell'architetto Girolamo Frigimelica de' Roberti, autore anche del famoso labirinto di siepi di bosso, con al centro una torretta sormontata dalla statua di Minerva. Nel Settecento vi si svolgevano giochi di società tra dame e cavalieri.








L'impostazione del parco con lunghe prospettive ricorda i modelli francesi applicati da André Le Notre nei giardini di Versailles, ma riconduce anche alla tradizione veneta dei giardini cintati, aperti da portali e finestre che prolungano le viste sul Brenta.









 





La ghiacciaia, conosciuta anche come "la casa dei freschi", è una collinetta artificiale, completamente cava e circondata da un fossato. Quando d'inverno l'acqua ghiacciava,veniva spaccata in blocchi che confluivano sotto la collina e durante l'estate conservavano freschi cibi e bevande. Insomma una sorta di freezer primitivo abbastanza diffuso un tempo anche nelle zone in cui vivo e che veniva chiamato "giazér".

















 





 





Accanto alle scuderie si trovano costruzioni dedicate alla coltivazione degli agrumi e piante tropicali.